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Capitalismo privato e di Stato in Cina, Prof Dino Gavinelli, 10-11-2021

Aggiornamento: 19 gen 2022

Il giorno 10/11/2021 presso l'istituto G. Oberdan, Treviglio (BG) si è tenuta una conferenza tenuta dal professore Dino Gavinelli docente dell'Università Statale di Milano sul ruolo dei privati e dello Stato nello sviluppo dell'economia cinese.



2021-11-10 slides Capitalismo Cina
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Relazione di Nicole Carlotti, Alice Conti, Linda Quirina Locatelli, Chiara Mascaretti, Giada Norrito Oberdan, Treviglio (BG)

CAPITALISMO PRIVATO E DI STATO IN CINA



Parlare della Cina significa trattare di un capitalismo presente in una dimensione molto ampia, perché tante sono le iniziative in tante parti di questo Stato.


Il capitalismo di Stato e privato nascono da una serie di principi di Confucio, comunismo e realpolitik. Esse hanno come scopo quello di diventare un modello per tutto il mondo. La realpolitik e il confucianesimo costituiscono, dunque, i principali elementi del comunismo cinese, simile al calvinismo olandese del XVI – XVII secolo. Il confucianesimo implica l’idea di vivere in una società economica armoniosa, dove ciascuno si occupa del suo vicino e costituisce una “cosa” comune, con lo scopo di creare una società armoniosa, nella quale ognuno si occupa del proprio vicino.


Durante la leadership di Mao il reddito medio di un cittadino cinese si aggirava su poco più di cento dollari annui, l’attuale procapite invece ha raggiunto i diecimila dollari, facendo diventare così la Cina un paese di medio reddito.


I padri fondatori di queste riforme furono Deng Xiao Ping e i dirigenti degli anni duemila, che hanno portato la Cina ad un paese che oggi punta al 5G e sta già sperimentato il 6G nelle comunicazioni. Mai nessun paese dell’Asia ha realizzato un progresso così veloce, si tratta di una nuova e lunga marcia che passa attraverso l’urbanizzazione, la terziarizzazione dell’economia, il commercio globale, la tecnologia della digitalizzazione e il riequilibrio dei sistemi produttivi del post-pandemia, infatti è una delle prime economie che sta ripartendo in seguito al Covid-19.


Un particolare capitalismo presente in Cina è quello della conoscenza, ed è quello che si muove maggiormente dal piccolo al privato. La Cina ormai è entrata nel mondo della produzione più avanzata. Dopo decenni, nei quali si viaggiava con l’11/12% di crescita annua del PIL, oggi dall’alto si cerca invece di frenare il capitalismo e di controllare lo sviluppo di questo paese. Ciò mostra come è cambiata l’economia cinese, ma non il sistema politico cinese. L’aspetto che si è evoluto è l’economia; al contrario il sistema di controllo e il Governo di questo spazio e territorio e di questo grande luogo non han subito alcuna evoluzione.


La Cina è ancora nell’immaginario della produzione di grano, riso e carne di maiale. Le campagne sono diventate dei supporti di produzione per i grandi spazi urbani; gli spazi rurali sono al servizio delle aree urbanizzate. Ciò avviene anche negli Stati Uniti, nella zona della Dairy State Bank. In Cina esiste il Waterfront, costituito da grandi città, e al di fuori vi è subito un capitalismo agrario e agricolo che lavora in funzione delle città stesse. I figli dei contadini si spostano nelle città, per non tornare poi nelle campagne, lasciando i genitori anziani privi di cure.


Tutto ciò si contrappone alle idee del Confucianesimo, il quale sostiene che i figli debbano occuparsi dei propri genitori. Il settore primario costituisce oggi il 10% del PIL della ricchezza della nazione. Le città smantellano il mondo rurale e creano aree di transizione tra le campagne e le città, ed è proprio lì che il Capitalismo di stato e privato impianta le sue radici. La città dove si nota maggiormente è Shenzhen, e non Shanghai.


Shenzhen è stato un villaggio di pescatori fino agli anni ottanta, ed era costituito da alcune migliaia di abitanti. Oggi è una zona economica speciale che ospita quasi diciotto milioni di abitanti, su una superficie di circa 2.500 kmq. È considerata la metropoli economica più importante della Cina del Sud, con la seconda borsa per importanza. All’interno della città vi è il più grande Fake Market dello Stato, dove non si possono facilmente distinguere oggetti veri da oggetti falsi.


Huawei ha la sua sede proprio in questa città, una tecnopoli in cui lavorano circa 50.000 persone, ma vi sono anche scuole, un campus universitario, spazi sportivi, abitazioni per dipendenti e capi dell’azienda. Shenzhen ha ampiamente superato le dimensioni di Hong Kong, ci sono in totale venticinque milioni di abitanti, una popolazione equivalente al nostro Nord Italia. Intorno al Golfo delle Perle è stato costruito un ponte lungo cinquanta chilometri, che collega Hong Kong a Macao attraverso l’Oceano Pacifico. Intorno si sta costruendo una nuova megalopoli destinata ad ospitare milioni di abitanti, lungo pochi chilometri. C’è una visione geografica del capitalismo cinese da osservare: l’agglomerazione ruota attorno alle città di Shenzhen, Pechino al Nord, e Shanghai al centro.


Le principali ragioni che causano l’agglomerazione sono:

  • La densità del mercato del lavoro: la Cina è un territorio con un mercato del lavoro denso che facilità l’incontro tra domanda e offerta. In questo Stato si dà molta importanza al Job Fair di transizione tra università e mondo del lavoro. Un’azienda specializzata in un determinato settore tenderà a collocarsi dove sa di poter trovare una buona offerta di lavoratori specializzati in quel settore. I lavoratori, viceversa, tenderanno a trasferirsi dove sanno di poter trovare imprese interessate alle loro capacità.

  • Gli ecosistemi e presenza di investitori: è la presenza di fornitori, di servizi accessori al funzionamento di un’impresa dell’innovazione e di venture capitaliste. In Cina, a differenza dell’Italia, le banche sono propense a credere nelle capacità dei giovani di creare nuove invenzioni finanziando i loro progetti.

  • L’effetto diffusivo del sapere: oggi in Cina è sempre più importante l’interazione sociale tra lavoratori creativi che si possono conoscere in ambienti professionali o ricreativi in modo da favorire scambi di idee e delle sinergie che favoriscono collaborazioni, innovazione e produttività.


Lo spostamento della concentrazione spaziale delle imprese nei settori della conoscenza e dell’innovazione tecnologica, è ancora più evidente in quei paesi caratterizzati da grandi squilibri economici e territoriali tra centro e periferia, come nel caso della Cina. I cluster dell’innovazione accolgono aziende correnti che nascono solitamente vicini a istituzioni per la produzione di sapere e di capitale umano.


Il parco di Zhangjiang Hi – Tech è stato aperto nel 1992 nel quartiere di Pudong, e ospita circa 6.000 imprese cinesi ed estere ad alta innovazione tecnologica e industriale. Impiega oltre 140.000 addetti e include istituti di ricerca, centro di formazione universitaria e post, e alcune aree residenziali. Le tre università più importanti sono: Fundan University, Shanghaitech University e Shanghai Advanced Research Institute, Cas, che svolge ricerche su materie stem. Sempre legato al Confucianesimo e al capitalismo cinese si è registrato un alto numero di suicidi da parte di ragazzi che non riescono ad entrare in queste università e percepiscono questo fatto come una vergogna.


Il capitalismo è anche digitale, la rottura con Donald Trump, dell’accordo in base al quale gli USA accettavano di avere un deficit commerciale crescente con la Cina, in cambio dell’impegno di quest’ultima a finanziare il debito americano. Ciò portò a un danno commerciale insostenibile per gli Stati Uniti, e la Cina pensò di creare una criptovaluta (una moneta digitale di Stato), per mettere a rischio il dominio globale del dollaro e per essere condivisa dai partner della Belt and Road Initiative . Questa iniziativa è nelle mani della People’s Bank of China, per la paura dei governati di essere superati da dei competitors privati. È un modello ibrido con un controllo centralizzato che coinvolge le altre banche commerciali e i soggetti privati. Il capitalismo privato, allo stesso tempo, non deve minacciare il capitalismo dello Stato. Grazie all’intervento statale si è potuto creare nuovi centri culturali, tra cui cinquemila musei a Pundong.


Tuttavia, il capitalismo causa delle conseguenze che non sono altrettanto positive; per esempio le sfide ambientali, la demografia e le emissioni dei gas. La Cina dovrebbe cercare di limitare le emissioni di gas e particelle nocive per l’atmosfera e contenere l’inquinamento delle acque dei suoli.







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